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Videogiochi: il made in Italy che tenta di farsi valere

creazione videogiochiSpesso e volentieri le loro età non vanno oltre i 30, operano in Italia (ma per via della crisi è facile imbattersi nei fenomeni di delocalizzazione) ed è frequente vederli sbattere per trovare forme di autofinanziamento che sappiano scommettere sulle proprie capacità di fare impresa. Per loro, le parole d’ordine sono low cost e Mobile (perchè ormai smartphone e tablet vanno per la maggiore). Stiamo parlando di quei giovani che animano il mercato dei videogiochi e che, come nel caso di BerGame, si ritrovano a dover combattere con parecchi ostacoli pur di poter continuare ad operare: la passione che provano nei confronti dei videogiochi è capace di spingerli un po’ ovunque, ed il fatto che il settore videoludico sia in continua espansione è per loro un ulteriore motivo di sforzo. Una spinta che li sprona a tener duro e a fare sempre del loro meglio.

Il Censimento 2012 ci dà modo di analizzare l’industria dei videogiochi in Italia un po’ più da vicino, scoprendo numeri che diventano fonti interessanti per poter avanzare opinioni, considerazioni e proposte per sviluppare ancor di più questo mercato in ascesa. Il mercato italiano dei videogiochi conta un fatturato complessivo di 993 milioni (il quarto in Europa) ed un’offerta che sta lavorando sodo affinché questa domanda enorme venga soddisfatta nel modo più efficiente possibile.

Per quanto attiene i guadagni, il 27% delle realtà operanti in questo contesto ha chiuso il 2011 con meno di mille euro, un altro 27% ha chiuso il bilancio con una cifra compresa tra i 10mila e i 100mila euro, mentre un ulteriore 27% ha chiuso i suoi bilanci con cifre comprese tra i 100mila e il milione di euro. Le aziende di videogiochi italiane sono realtà spesso molto piccole che contano persino uno o due occupati (il 37% del totale): basti pensare che tra dipendenti, liberi professionisti e startupper ci lavorano tra le 500 e le 1000 persone.

Ma come conferma anche Thalita Malagò, segretario generale Aesvi (l’associazione degli editori e sviluppatori di videogiochi italiani), il mercato c’è ma ciò che manca è la possibilità di fare impresa.

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